Antonio Pozzi

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Antonio Pozzi
NascitaChiaromonte, 5 settembre 1921
MorteRoma, 31 dicembre 1943
Cause della mortefucilazione
Luogo di sepolturaCampo Verano, Roma
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
ArmaCarabinieri
RepartoFronte clandestino di resistenza dei carabinieri
GradoVicebrigadiere
GuerreResistenza italiana
CampagneResistenza romana
DecorazioniMedaglia d'argento al valor militare
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Antonio Pozzi (Chiaromonte, 5 settembre 1921Roma, 31 dicembre 1943) è stato un carabiniere e partigiano italiano, martire della Resistenza italiana, torturato e poi trucidato a Forte Bravetta.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Dopo aver frequentato il 2° liceo classico, Antonio Pozzi entrò nell'Arma dei Carabinieri, dove conseguì il grado di vicebrigadiere. All'epoca dell'occupazione tedesca di Roma era in servizio presso la caserma della Magliana. La mattina del 23 ottobre 1943 fu arrestato per detenzione di armi e bombe a mano da elementi delle bande di repressione fasciste (la famosa banda Pollastrini) che aveva individuato il nascondiglio nei pressi della Magliana su delazioni di spie. Fu trasportato a Palazzo Braschi e torturato barbaramente; rinchiuso nel carcere di Regina Coeli fu trasferito dal braccio italiano a quello tedesco nella cella n. 278[1].

Il 9 dicembre 1943, il tribunale militare di guerra del Reich lo condannò alla pena di morte. Il 29 dicembre fu condotto una prima volta davanti al plotone ma l'esecuzione gli venne sospesa e fu ricondotto in cella.

Antonio Pozzi fu fucilato il 31 dicembre 1943 alle ore 9:40 a Forte Bravetta a Roma, insieme al collega carabiniere Raffaele Pinto. I corpi dei giustiziati furono trasportati in gran segreto nel cimitero del Verano a Roma ed abbandonati in una fossa comune. Solo grazie ai dipendenti del Verano, che con solerzia e di nascosto annotavano indumenti ed oggetti per un successivo riconoscimento, i due martiri furono in seguito ricomposti e sistemati dignitosamente. Antonio Pozzi riposa al Cimitero Monumentale del Verano nel Sepolcreto dei Caduti nella lotta per la liberazione 1943-44.

Una lapide commemorativa posta all'ingresso di Forte Bravetta ricorda il suo nome insieme ad altri martiri fucilati in quel luogo.

Nella seduta del 12 novembre 1946, la Commissione regionale laziale per il riconoscimento dei partigiani ha riconosciuto ad Antonio Pozzi la qualifica di partigiano combattente del Fronte clandestino di resistenza dei carabinieri e di caduto. Nella seduta del 30 luglio 1948 gli è stato riconosciuto il grado gerarchico partigiano di "capo squadra".

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Sottufficiale dei carabinieri appartenente a banda armata operante nel fronte della resistenza, si distingueva per attività, coraggio ed alto rendimento nella disperata lotta contro l'oppressore. Arrestato dalla polizia nazifascista, sopportava durante la detenzione le più barbare sevizie affrontando serenamente la morte pago di aver compiuto il suo dovere verso la patria oppressa con l'olocausto della vita.»
— Roma, 31 dicembre 1943

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Giovanni Solinas "Curatola", La morte ha bussato tre volte, Donatello De Luigi, Roma, 1944. Nelle pagine del libro vengono trascritte i momenti di vita vissuti in cella di Antonio Pozzi. Il libro è dedicato a Pozzi e a quanti soffrirono con lui nelle celle di Regina Coeli e caddero sotto il piombo tedesco, vittime della barbarie nazista, come Morosini, Montezemolo, Rodriguez, Menarini, Talamo, Manca, Pierantoni, De Simone, Malatesta, Ferrari, Vinci, De Martis, Bordoni, i fratelli Pula, Bolgia.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Anna Maria Casavola, 7 Ottobre 1943. La deportazione dei Carabinieri romani nei lager nazisti, Edizioni Studium, Roma, 2009.
  • Giovanni Solinas "Curatola", La morte ha bussato tre volte. Libro diario di un torturato dell'inferno di via Tasso, Donatello De Luigi, Roma, 1944.
  • Domenico De Napoli- S.Bolognini- A.Ratti ,La resistenza monarchica in italia,Guida Editori, 1985.
  • Aldo Cazzullo-Possa il mio sangue sevire.Uomini e donne della resistenza, Rizzoli - prima edizione digitale 2015.
  • L'Arma dei carabinieri reali in Roma durante l'occupazione tedesca,Istituto Poligrafico dello Stato, Roma 1946.
  • Gabriele Lombardozzi (delegato alla Memoria del Municipio -Roma e membro dell'ANPI),Gocce di memoria,Associazione Nuovo Contemporaneo 2000, con il contributo del Consiglio Regionale del Lazio.
  • Armando Troisio- Roma sotto il terrore nazista, edizione 2014 Castelvecchi

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]